Abou Elkassim Britel
La battaglia del cammello (waq’at al-jamal) – 36 H. / 658 d.C.
Questo evento fu trattato da diversi storici, musulmani e no, persone affidabili e no, opportunisti e no.
Qui riportiamo la storia conforme alla nostra dottrina sui compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui. È da leggere anche se è lunga poiché è bene conoscerla meglio e tutta.
Il motivo principale di questa battaglia fu l’assassinio di ‘Uthman (r).
‘Uthman (r) sapeva con certezza che sarebbe stato ucciso da martire. Fu il Profeta -pace e benedizione su di lui- a dirglielo:
1. Quando il monte di Uhud si mosse, c’erano il Profeta -pace e benedizione su di lui, Abu Bakr (r), ‘Umar (r) e ‘Uthman (r). Il Profeta -pace e benedizione su di lui- disse: «Fermati Uhud! Sopra di te ci stanno un Profeta, un veritiero e due martiri», sahih.
2. Quando il Profeta -pace e benedizione su di lui- stava sul monte Hiraa’ assieme a Abu Bakr (r), ‘Umar (r), ‘Uthman (r), ‘Ali (r), Talha (r) e az-Zubeir (r) e quello si mosse, disse: «Fermati! Sopra di te ci sta un Profeta, o un veritiero, o un martire», sahih.
3. Abu Musa al-Ash’ari (r) disse: «Il Profeta -pace e benedizione su di lui- entrò in una fattoria e mi ordinò di stare di guardia alla porta. Venne un uomo e chiese il permesso [di entrare], allora [andai dal Profeta -pace e benedizione su di lui- che] gli permise d’entrare. Mi disse: “Fallo entrare e dagli la lieta novella del Paradiso”, [l’uomo] era Abu Bakr. Poi venne un altro e chiese il permesso [di entrare], allora [andai dal Profeta -pace e benedizione su di lui- che] gli permise d’entrare. Mi disse: “Fallo entrare e dagli la lieta novella del Paradiso”, [l’uomo] era ‘Umar ibn al-Khattab. Poi venne un altro e chiese permesso [di entrare], il Profeta -pace e benedizione su di lui- rimase in silenzio per un attimo poi disse: “Fallo entrare e dagli la lieta novella del Paradiso a causa di un’avversità che lo colpirà”, [l’uomo] era 'Uthman ..», sahihayn.
4. Ibn ‘Umar (r2) disse: «Il Profeta -pace e benedizione su di lui- menzionò una fitnah. In quel momento passò un uomo e il Profeta -pace e benedizione su di lui- disse: “Quell’uomo coperto sarà ucciso ingiustamente”, allora lo osservai ed era ‘Uthman ibn ‘Affan», Ahmed.
Quindi ‘Uthman si aspettava di essere ucciso, ne erano certi anche coloro che l’avevano sentito dire dal Profeta -pace e benedizione su di lui.
All’epoca di ‘Uthman (r) le fitan erano numerose a Medina. Lì vivevano persone di ogni genere: beduini, schiavi e i seguaci di Abdullah ibn Saba’.
Abdullah ibn Saba’ era un ebreo convertito all’Islam per distruggerlo dall’interno.
‘Uthman (r) fu assediato in casa sua e gli fu impedito di prendere l’acqua dal pozzo che lui stesso aveva acquistato per i musulmani.
I compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui- non l’abbandonarono. Anzi mandarono i loro figli per difenderlo e per proteggerlo. Andarono Abdullah ibn ‘Umar, poi Abdullah ibn az-Zubeir, poi al-Hasan ibn ‘Ali, poi al-Huseyn ibn ‘Ali e altri figli dei compagni.
Ma ogni volta che uno andava per sostenerlo e difenderlo da quegli sfrontati, 'Uthman ordinava: «Chi mi deve obbedienza rimetta la propria spada nel fodero e ritorni a casa sua».
Sapeva che sarebbe stato ucciso e non voleva la morte di altri musulmani!
Inoltre, c’erano tanti attaccabrighe a Medina [non medinesi], quindi se fosse scoppiato un combattimento tantissimi Sahaba (r) sarebbero stati uccisi.
'Uthman (r), con grande pazienza e accettazione, volle sacrificare se stesso invece degli altri. Fu assassinato e morì martire, soddisfatto del decreto divino.
Dopo la sua morte, i musulmani volevano giurare fedeltà (al-bay’ah) ad ‘Ali (r).
Muhammad ibn al-Hanafiyya [figlio di 'Ali (r) ma non di Fatima (r)] disse: «Quando 'Uthman (r) fu ucciso, ero con mio padre. Entrò in casa e vennero da lui i compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui- e gli dissero: “Il califfo è stato ucciso e la gente ha bisogno di un califfo e non c’è nessuno meritevole di questo incarico quanto te. Quindi permettici di farti al-bay’ah”, rispose: “No, essere un consigliere è meglio che essere un califfo”. Dissero: “Giuriamo con Allah che non ti lasciamo finché non ti avremo dato al-bay’ah”, rispose: “Allora avverrà in moschea. Tutti i musulmani devono acconsentire, darmi al-bay’ah non deve essere cosa segreta”. Andò alla moschea e gli fu fatta al-bay’ah da parte di al-Muhajirin e di al-Ansar, e poi da tutti i musulmani», At-Tabari.
‘Ali (r) era diventato il califfo .. Medina bolliva di fitan .. gli assassini di 'Uthman erano in Medina ed erano forti, e in quelle condizioni ‘Ali non poteva condannarli.
Dopo al-bay’ah si recarono da lui Talha (r) e az-Zubeir (r) con un gruppo di compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui- e gli dissero: «Abbiamo condizionato al-bay’ah all’applicazione delle condanne e quella gente è complice nell’uccisione di quell’uomo». ‘Ali (r) disse loro: «Oh fratelli, giuro con Allah che sono consapevole di quel che sapete, ma come faccio? È gente che ci circonda e non siamo noi a circondarla. I vostri schiavi sono dalla loro parte, i vostri vicini beduini anche. Sono capaci di fare di voi quel che vogliono. Trovate quindi che sia il momento di poterli condannare?», risposero: «No», disse: «Giuro con Allah che sarò con voi se scegliete una [altra] soluzione, in sha Allah», narr. At-Tabari.
‘Ali (r) desiderava soprattutto lasciar calmare le acque. A quel punto sarebbero venuti i parenti della vittima, [convocati i testimoni,] poi i colpevoli sarebbero stati condannati con un processo legale.
‘Ali (r) non voleva che accadesse qualcosa di peggiore e di inaspettato. Rasserenare gli animi era il modo migliore per disperdere il potere degli assassini, seguiti dagli schiavi e dai beduini, per poi catturarli uno per uno e punirli.
Infatti ‘Ali (r) uscì e disse alla gente: «Non è sotto la mia protezione lo schiavo che non ritorna dai suoi padroni», intendeva rendere lecito il sangue di chi non fosse ritornato.
Dopo tre giorni ‘Ali annunciò agli abitanti di Medina: «Oh gente, allontanate i beduini», e disse: «Oh voi beduini, ritornate nelle vostre terre». Ma né gli schiavi né i beduini se ne andarono.
Nel frattempo Talha e az-Zubeir non erano contenti della situazione. Il potere degli omicidi continuava a crescere. Andarono da ‘Ali per suggerirgli una soluzione.
Talha disse ad 'Ali: «Lasciami andare a Bassora e ritornerò di sorpresa con un esercito», e az-Zubeir disse: «Lasciami andare ad al-Kufa e ritornerò di sorpresa con un esercito», intendevano poi attaccarli e arrestarli per condannarli.
'Ali (r) rispose: «No, lasciatemi riflettere», ma non diede risposta e non accettò i loro suggerimenti, perché temeva lo scoppio di una guerra civile nella città sacra del Profeta -pace e benedizione su di lui.
Erano ormai trascorsi 4 mesi dall’uccisione di 'Uthman (r) e gli assassini non erano ancora stati condannati. Era duro per i Sahaba (r), nessuno accettava l’uccisione del califfo e si sentivano colpevoli.
Talha (r) e az-Zubeir (r) andarono da 'Ali (r): «Permettici di uscire da Medina», disse: «Cerco di rinviare questo evento più che si può. L’ultima cura sarà la cauterizzazione».
I seguaci di Abdullah ibn Saba’ erano potenti e non c’era speranza di condannarli, perciò az-Zubeir e Talha uscirono da Medina per sollecitare i musulmani e tutta la Ummah delle diverse città a reclamare gli assassini di 'Uthman (r). Secondo loro era il giusto agire per fare giustizia, i criminali non avrebbero potuto ribellarsi a tutta la Ummah.
A Mecca, dove risiedevano le madri dei credenti, andarono da Aisha (r) per sollecitarla ad incitare con loro i musulmani che l’avrebbero ascoltata. Anche la madre dei credenti Hafsa (r) voleva accompagnare Aisha ma [suo fratello] Abdullah ibn ‘Umar glielo impedì. Così si scusò con Aisha perché non poteva disobbedirgli.
Aisha (r) voleva andare a Medina, ma az-Zubeir [il marito di sua sorella Asmaa’ (r)] le disse: «No, vieni con noi a Bassora e sollecita i musulmani come li hai sollecitati a Mecca, poi torni a Mecca. Se quel che cerchiamo sarà un bene, al hamduli Allah. Altrimenti cerchiamo di rinviare questo evento finché si può». Aisha (r) era d’accordo e partì con loro per Bassora.
Durante il viaggio successe qualcosa che stava per farla ritornare sui suoi passi.
Qeys ibn Abu Hazim raccontò: «Quando Aisha raggiunse la tribù di Banu ‘Amir, i cani abbaiarono, allora Aisha chiese: “Che tribù è questa?”, risposero: “La tribù di al-Haw’ab”, disse: “Credo che tornerò indietro!”, alcuni le dissero: “Invece continui [il viaggio con noi] così i musulmani ti vedono e sarà l’occasione in cui Allah riconcilia le persone”, Aisha disse: “Ho sentito il Profeta -pace e benedizione su di lui- dire: «Contro quale di voi [mogli mie] abbaieranno i cani di al-Haw’ab?»”. Az-Zubeir le disse: “Invece continui che, con la tua partecipazione, Allah concilierà i musulmani”», narr. Ahmed, ibn Hibban ed altri.
Era convinta di questo sforzo (ijtihad). Essere causa di riconciliazione dei musulmani è un bene immenso senz’altro, mentre la dispersione è un male.
'Ali (r) era molto preoccupato per la partenza di Talha e az-Zubeir con Aisha (r) per Bassora. Temeva che sarebbero entrati in Medina con un esercito enorme provocando tante vittime in città.
Decise quindi di raggiungerli nella speranza di spegnere la fiamma prima che diventasse un incendio.
Giunse ad un luogo detto Dhu-qaar. Mandò al-Qa’qaa’ ibn ‘Amir (r) e gli disse: «Vai da quei due e invitali alla conciliazione, all’unità e mostra loro quanto è grave la divisione».
Al-Qa’qaa’ (r) partì per Bassora e cominciò da Aisha (r). Entrò da lei e disse: «Oh madre, cosa ti ha portato in questa terra?», rispose: «Figliolo, la conciliazione fra i musulmani», le disse: «Madre, convoca Talha e az-Zubeir e ascolta le mie parole e le loro».
Li convocò e al-Qa’qaa’ disse: «In verità, avevo chiesto alla madre dei credenti: “Cosa ti ha portato in questa terra?”, mi ha risposto: “La conciliazione fra i musulmani”, cosa ne dite voi? siete d’accordo o no?», risposero: «Siamo senz’altro d’accordo».
Allora al-Qa’qaa’ chiese: «Ditemi che conciliazione volete, se è accettabile la facciamo e se non lo è non sarà fatta», risposero: «Il sangue di 'Uthman, se questo caso venisse abbandonato sarebbe l’abbandono del Corano e se venisse risolto sarebbe dar vita al Corano».
Gli assassini di 'Uthman (r) erano di diversi paesi: Bassora, Egitto, beduini e al-Kufa, e di diverse tribù: Mudar, Rabi’ah, Yemen.
Allora al-Qa’qaa’ disse: «Supponiamo che abbiate giustiziato [tutti] gli assassini di 'Uthman, avete già ucciso 600 loro complici a Bassora, ma sapete che 6000 si sono schierati in loro favore? ..»
Il fatto che non ci fosse la sentenza di un tribunale a seguito di un regolare processo, aveva provocato quella reazione.
Al-Qa’qaa’ continuò: « .. e avete inseguito quello che vi è scappato, e come avete visto, 6000 l’hanno protetto!»
Allora Aisha gli chiese: «Cosa proponi?», rispose: «[Intanto] il rimedio in questa situazione è la calma. Quando regnerà la tranquillità, li prenderemo uno per uno ..», poi disse: «.. se ci fate al-bay’ah, sarà un segno di bene, un augurio di misericordia. Finiremo per condannare gli assassini di 'Uthman e la Ummah sarà risparmiata. Se voi rifiutate e vi opponete, sarà un cattivo segno e non riusciremo a processarli. Siate quindi delle chiavi per il bene come prima. Non mi fate subire l’avversione e non la fate subire a voi stessi, che ci distruggerebbe insieme a voi. Giuro con Allah, vi sto parlando di questa faccenda e temo non finirà [come dovrebbe finire] finché Allah prenderà ciò che vuole da questa Ummah .. una Ummah che è diventata poco devota e che ne sta subendo le conseguenze».
Risposero: «Hai ragione e il tuo discorso è profondo. Vai da 'Ali e sappi che se accetterà il tuo parere, stringeremo la conciliazione».
Così al-Qa’qaa’ partì per informare 'Ali del parere di Talha, az-Zubeir e Aisha.
Nel frattempo, partirono delle delegazioni da Bassora per informare 'Ali che la gente voleva la conciliazione e che nessuno pensava al combattimento.
Dopo che al-Qa’qaa’ ebbe parlato con 'Ali dell’accordo, egli spedì due uomini per assicurarsi delle sue parole. I due tornarono e confermarono ad 'Ali (r) che la gente desiderava la conciliazione e che le cose stavano esattamente come detto da al-Qa’qaa’.
'Ali era contento ed era un buon augurio anche per tutta la gente. A quel punto decise di spostarsi da Dhu-qaar a Bassora con l’esercito.
Sia nell’esercito di 'Ali che in quello di Talha (r), az-Zubeir (r) e Aisha (r) tanti erano convinti della conciliazione.
I due eserciti si incontrarono. I combattenti di Mudar si accamparono vicino ai loro compaesani dell’altro esercito, quelli di Rabi’ah vicino ai loro e lo stesso gli yemeniti. Gli uni andavano dagli altri, avanti e indietro, d’accordo sull’armistizio senza alcuna intenzione di combattimento.
'Ali incontrò Talha e az-Zubeir, parlarono di nuovo e si confermarono reciprocamente le parole dei loro messaggeri.
Ognuno mandò la notizia della conciliazione ai comandanti dei due eserciti. Tutti erano soddisfatti e di buon umore.
Prima di ripartire per Medina, 'Ali (r) tenne un discorso dicendo: «Domani ce ne andremo. Chiunque sia stato complice in qualunque modo nell’uccisione di 'Uthman, non venga con noi».
Di notte, la gente era contenta e allegra, invece i cospiratori passarono la peggiore notte in assoluto. La conciliazione non era loro favorevole. Vegliarono tutta la notte per consultarsi, dissero gli uni agli altri: «La gente ha stretto il patto di conciliazione. Sono tutti contro di noi. La conciliazione sarà la causa della nostra rovina».
Così durante la notte pianificarono un piano così diabolico, che nemmeno Iblis …
A notte fonda gli infiltrati fra i Mudar presero ad uccidere i compaesani del loro stesso esercito. Lo stesso fecero quelli di Rabi’ah e gli yemeniti. Questo avvenne in entrambi eserciti.
Fu così che i membri di ognuno dei due eserciti credettero che gli altri avessero violato il patto!
Fu così che si accese il combattimento!
Talha e az-Zubeir cercarono di calmare gli animi per evitare la rovina, ma nessuno dava loro ascolto. Talha urlava dicendo: «Oh gente! .. oh gente!», quando vide che non c’era nulla da fare, perse la speranza: «Uff! Mosche avide e insetti da fuoco!».
Nell’altro esercito, 'Ali chiedeva: «Cosa sta succedendo?», risposero: «Ci hanno attaccato all’improvviso!».
Nel frattempo, Ka’b ibn Soor (r) andò da Aisha (r) e le disse: «Vai a prestare soccorso, non c’è niente da fare, vogliono solo il combattimento!»
Aisha (r) salì nel suo palanchino (al-hawdaj) e arrivò lì vicino, cercò di parlare con la gente, ma nessuno la ascoltava.
A quel punto Ka’b ibn Soor (r) si mise fra i due eserciti con il Corano nella destra: «Oh gente, sono Ka’b ibn Soor, sono il giudice di Bassora. Ecco il Libro di Allah, seguite il Suo comando e la Sua pratica».
I congiurati lo sentirono e temettero che la gente gli desse retta, così lo uccisero con il Corano in mano -che Allah Ta'ala sia immensamente compiaciuto di lui-.
Poi s’indirizzarono verso il cammello di Aisha (r) per ucciderla. Scagliarono delle frecce contro il suo palanchino.
Aisha (r) non aveva mai immaginato che nella comunità di suo marito -pace e benedizione su di lui- qualcuno si accordasse con altri per ucciderla. Uccidere la madre dei credenti, la loro madre! Aisha (r) desiderava solo la conciliazione fra i musulmani.
Allora cominciò (r) ad esortare: «Oh figli miei, Allah! .. Allah! Ricordate Allah .. ricordate il Giorno del Rendiconto», ma nessuno le dava retta!
Così invocò: «Oh Allah, maledici gli assassini di 'Uthman e i loro partigiani», e gli abitanti di Bassora ripeterono: «Oh Allah, maledici gli assassini di 'Uthman e i loro partigiani», finché divenne un coro che 'Ali sentì stando nell’altro esercito.
'Ali chiese: «Di chi è questa voce?», risposero: «Aisha e gli abitanti di Bassora maledicono gli assassini di 'Uthman».
E 'Ali disse: «Anch’io maledico gli assassini di 'Uthman: Oh Allah, maledici gli assassini di 'Uthman e i loro partigiani! che Allah li maledica in pianura e in montagna».
Il combattimento ormai era in corso e molto acceso. La conciliazione dimenticata e nessuno poteva fare niente e agire in altro modo.
Aisha (r) divenne il bersaglio. Il suo palanchino colpito dalle frecce era simile ad un riccio.
L’esercito di Bassora circondava Aisha (r) per proteggerla e il combattimento ai piedi del suo cammello era al culmine.
Chiunque cercava di tenere la briglia del cammello veniva ucciso, un terrificante combattimento per chi cercava di proteggere e riparare la madre dei credenti.
Da lontano 'Ali si accorse che il combattimento non sarebbe terminato poiché la sua causa era lì presente. Era Aisha (r) in mezzo a tutti: quelli la volevano proteggere mentre quegli altri la volevano uccidere. Nessuno voleva fuggire lasciando Aisha (r) da sola.
Allora 'Ali chiamò un gruppo di uomini, fra di loro Muhammad ibn Abu Bakr, fratello di Aisha (r), e ordinò loro di tagliare le zampe del cammello.
Ci riuscirono, il cammello si sedette, e nella mischia il palanchino con Aisha (r) non fu più visibile, così riuscirono a portarla nell’accampamento al sicuro.
Appena Aisha fu in salvo, l’esercito di Bassora si ritirò. 'Ali ordinò di non inseguire chi scappava e di non uccidere i feriti. Il combattimento finalmente si spense.
Fra i primi ad essere uccisi Talha (r), az-Zubeir (r) e un gruppo di uomini devoti.
'Ali (r) volle vedere i caduti. Vide sia Talha (r) che az-Zubeir (r).
Si avvicinò a Talha (r), che aveva il volto a terra, lo girò, con la sua mano gli tolse la terra e [con grande rimpianto] disse: «Magari io fossi morto 20 anni fa!».
Aisha (r) rimpianse il giorno in cui era partita per Bassora, perché tanti caddero per causa sua.
Un giorno incontrando ibn ‘Umar gli disse: «Hai impedito a tua sorella di partire, perché non l’hai ordinato anche a me che sarei rimasta a Mecca?», rispose: «In verità, avevo visto un uomo che ti aveva convinta», parlava di az-Zubeir, suo cognato [marito di sua sorella Asmaa’].
Come abbiamo raccontato, l’intenzione dei Sahaba era solo quella di seminare il bene:
- 'Ali (r) voleva condannare gli assassini quando in città avesse regnato la calma e quindi con il minimo danno possibile.
- Talha (r) e az-Zubeir (r) volevano invece che la legge di Allah venisse applicata senza indugio poiché era già trascorsi 4 mesi senza nessuna reazione.
Traduzione a cura di Islamiqra
Link in arabo: https://www.youtube.com/watch?v=fYusl9PTEFo
Cari fratelli e nobilissime sorelle, facciamo attenzione!!!
Affermazioni come:
- Aisha fu contenta dell’uccisione di 'Uthman!
- Aisha insultava e diffamava 'Ali!
- Talha e az-Zubeir volevano uccidere 'Ali !…
non sono altro che menzogne, sforziamoci di conoscere meglio la nostra storia e non facciamoci trascinare in queste deviazioni. Che Allah Ta'ala ci guidi e ci perdoni.
Ricordiamo che i Sahabah hanno oltrepassato il ponte (as-sirat).
Già 'Uthman (r), 'Ali (r), Talha (r) e az-Zubeir (r) furono fra i dieci destinati al Paradiso secondo le nobili parole del nostro Profeta -pace e benedizione su di lui.
In più tutti i Sahabah sono elogiati in diversi punti del sublime Corano e il Profeta ci ha avvertito di non insultarli o usarli per i nostri fini.
Wa-l-hamdu liAllahi rabbi-l-alamin.
La battaglia del cammello (waq’at al-jamal) – 36 H. / 658 d.C.
Questo evento fu trattato da diversi storici, musulmani e no, persone affidabili e no, opportunisti e no.
Qui riportiamo la storia conforme alla nostra dottrina sui compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui. È da leggere anche se è lunga poiché è bene conoscerla meglio e tutta.
Il motivo principale di questa battaglia fu l’assassinio di ‘Uthman (r).
‘Uthman (r) sapeva con certezza che sarebbe stato ucciso da martire. Fu il Profeta -pace e benedizione su di lui- a dirglielo:
1. Quando il monte di Uhud si mosse, c’erano il Profeta -pace e benedizione su di lui, Abu Bakr (r), ‘Umar (r) e ‘Uthman (r). Il Profeta -pace e benedizione su di lui- disse: «Fermati Uhud! Sopra di te ci stanno un Profeta, un veritiero e due martiri», sahih.
2. Quando il Profeta -pace e benedizione su di lui- stava sul monte Hiraa’ assieme a Abu Bakr (r), ‘Umar (r), ‘Uthman (r), ‘Ali (r), Talha (r) e az-Zubeir (r) e quello si mosse, disse: «Fermati! Sopra di te ci sta un Profeta, o un veritiero, o un martire», sahih.
3. Abu Musa al-Ash’ari (r) disse: «Il Profeta -pace e benedizione su di lui- entrò in una fattoria e mi ordinò di stare di guardia alla porta. Venne un uomo e chiese il permesso [di entrare], allora [andai dal Profeta -pace e benedizione su di lui- che] gli permise d’entrare. Mi disse: “Fallo entrare e dagli la lieta novella del Paradiso”, [l’uomo] era Abu Bakr. Poi venne un altro e chiese il permesso [di entrare], allora [andai dal Profeta -pace e benedizione su di lui- che] gli permise d’entrare. Mi disse: “Fallo entrare e dagli la lieta novella del Paradiso”, [l’uomo] era ‘Umar ibn al-Khattab. Poi venne un altro e chiese permesso [di entrare], il Profeta -pace e benedizione su di lui- rimase in silenzio per un attimo poi disse: “Fallo entrare e dagli la lieta novella del Paradiso a causa di un’avversità che lo colpirà”, [l’uomo] era 'Uthman ..», sahihayn.
4. Ibn ‘Umar (r2) disse: «Il Profeta -pace e benedizione su di lui- menzionò una fitnah. In quel momento passò un uomo e il Profeta -pace e benedizione su di lui- disse: “Quell’uomo coperto sarà ucciso ingiustamente”, allora lo osservai ed era ‘Uthman ibn ‘Affan», Ahmed.
Quindi ‘Uthman si aspettava di essere ucciso, ne erano certi anche coloro che l’avevano sentito dire dal Profeta -pace e benedizione su di lui.
All’epoca di ‘Uthman (r) le fitan erano numerose a Medina. Lì vivevano persone di ogni genere: beduini, schiavi e i seguaci di Abdullah ibn Saba’.
Abdullah ibn Saba’ era un ebreo convertito all’Islam per distruggerlo dall’interno.
‘Uthman (r) fu assediato in casa sua e gli fu impedito di prendere l’acqua dal pozzo che lui stesso aveva acquistato per i musulmani.
I compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui- non l’abbandonarono. Anzi mandarono i loro figli per difenderlo e per proteggerlo. Andarono Abdullah ibn ‘Umar, poi Abdullah ibn az-Zubeir, poi al-Hasan ibn ‘Ali, poi al-Huseyn ibn ‘Ali e altri figli dei compagni.
Ma ogni volta che uno andava per sostenerlo e difenderlo da quegli sfrontati, 'Uthman ordinava: «Chi mi deve obbedienza rimetta la propria spada nel fodero e ritorni a casa sua».
Sapeva che sarebbe stato ucciso e non voleva la morte di altri musulmani!
Inoltre, c’erano tanti attaccabrighe a Medina [non medinesi], quindi se fosse scoppiato un combattimento tantissimi Sahaba (r) sarebbero stati uccisi.
'Uthman (r), con grande pazienza e accettazione, volle sacrificare se stesso invece degli altri. Fu assassinato e morì martire, soddisfatto del decreto divino.
Dopo la sua morte, i musulmani volevano giurare fedeltà (al-bay’ah) ad ‘Ali (r).
Muhammad ibn al-Hanafiyya [figlio di 'Ali (r) ma non di Fatima (r)] disse: «Quando 'Uthman (r) fu ucciso, ero con mio padre. Entrò in casa e vennero da lui i compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui- e gli dissero: “Il califfo è stato ucciso e la gente ha bisogno di un califfo e non c’è nessuno meritevole di questo incarico quanto te. Quindi permettici di farti al-bay’ah”, rispose: “No, essere un consigliere è meglio che essere un califfo”. Dissero: “Giuriamo con Allah che non ti lasciamo finché non ti avremo dato al-bay’ah”, rispose: “Allora avverrà in moschea. Tutti i musulmani devono acconsentire, darmi al-bay’ah non deve essere cosa segreta”. Andò alla moschea e gli fu fatta al-bay’ah da parte di al-Muhajirin e di al-Ansar, e poi da tutti i musulmani», At-Tabari.
‘Ali (r) era diventato il califfo .. Medina bolliva di fitan .. gli assassini di 'Uthman erano in Medina ed erano forti, e in quelle condizioni ‘Ali non poteva condannarli.
Dopo al-bay’ah si recarono da lui Talha (r) e az-Zubeir (r) con un gruppo di compagni del Profeta -pace e benedizione su di lui- e gli dissero: «Abbiamo condizionato al-bay’ah all’applicazione delle condanne e quella gente è complice nell’uccisione di quell’uomo». ‘Ali (r) disse loro: «Oh fratelli, giuro con Allah che sono consapevole di quel che sapete, ma come faccio? È gente che ci circonda e non siamo noi a circondarla. I vostri schiavi sono dalla loro parte, i vostri vicini beduini anche. Sono capaci di fare di voi quel che vogliono. Trovate quindi che sia il momento di poterli condannare?», risposero: «No», disse: «Giuro con Allah che sarò con voi se scegliete una [altra] soluzione, in sha Allah», narr. At-Tabari.
‘Ali (r) desiderava soprattutto lasciar calmare le acque. A quel punto sarebbero venuti i parenti della vittima, [convocati i testimoni,] poi i colpevoli sarebbero stati condannati con un processo legale.
‘Ali (r) non voleva che accadesse qualcosa di peggiore e di inaspettato. Rasserenare gli animi era il modo migliore per disperdere il potere degli assassini, seguiti dagli schiavi e dai beduini, per poi catturarli uno per uno e punirli.
Infatti ‘Ali (r) uscì e disse alla gente: «Non è sotto la mia protezione lo schiavo che non ritorna dai suoi padroni», intendeva rendere lecito il sangue di chi non fosse ritornato.
Dopo tre giorni ‘Ali annunciò agli abitanti di Medina: «Oh gente, allontanate i beduini», e disse: «Oh voi beduini, ritornate nelle vostre terre». Ma né gli schiavi né i beduini se ne andarono.
Nel frattempo Talha e az-Zubeir non erano contenti della situazione. Il potere degli omicidi continuava a crescere. Andarono da ‘Ali per suggerirgli una soluzione.
Talha disse ad 'Ali: «Lasciami andare a Bassora e ritornerò di sorpresa con un esercito», e az-Zubeir disse: «Lasciami andare ad al-Kufa e ritornerò di sorpresa con un esercito», intendevano poi attaccarli e arrestarli per condannarli.
'Ali (r) rispose: «No, lasciatemi riflettere», ma non diede risposta e non accettò i loro suggerimenti, perché temeva lo scoppio di una guerra civile nella città sacra del Profeta -pace e benedizione su di lui.
Erano ormai trascorsi 4 mesi dall’uccisione di 'Uthman (r) e gli assassini non erano ancora stati condannati. Era duro per i Sahaba (r), nessuno accettava l’uccisione del califfo e si sentivano colpevoli.
Talha (r) e az-Zubeir (r) andarono da 'Ali (r): «Permettici di uscire da Medina», disse: «Cerco di rinviare questo evento più che si può. L’ultima cura sarà la cauterizzazione».
I seguaci di Abdullah ibn Saba’ erano potenti e non c’era speranza di condannarli, perciò az-Zubeir e Talha uscirono da Medina per sollecitare i musulmani e tutta la Ummah delle diverse città a reclamare gli assassini di 'Uthman (r). Secondo loro era il giusto agire per fare giustizia, i criminali non avrebbero potuto ribellarsi a tutta la Ummah.
A Mecca, dove risiedevano le madri dei credenti, andarono da Aisha (r) per sollecitarla ad incitare con loro i musulmani che l’avrebbero ascoltata. Anche la madre dei credenti Hafsa (r) voleva accompagnare Aisha ma [suo fratello] Abdullah ibn ‘Umar glielo impedì. Così si scusò con Aisha perché non poteva disobbedirgli.
Aisha (r) voleva andare a Medina, ma az-Zubeir [il marito di sua sorella Asmaa’ (r)] le disse: «No, vieni con noi a Bassora e sollecita i musulmani come li hai sollecitati a Mecca, poi torni a Mecca. Se quel che cerchiamo sarà un bene, al hamduli Allah. Altrimenti cerchiamo di rinviare questo evento finché si può». Aisha (r) era d’accordo e partì con loro per Bassora.
Durante il viaggio successe qualcosa che stava per farla ritornare sui suoi passi.
Qeys ibn Abu Hazim raccontò: «Quando Aisha raggiunse la tribù di Banu ‘Amir, i cani abbaiarono, allora Aisha chiese: “Che tribù è questa?”, risposero: “La tribù di al-Haw’ab”, disse: “Credo che tornerò indietro!”, alcuni le dissero: “Invece continui [il viaggio con noi] così i musulmani ti vedono e sarà l’occasione in cui Allah riconcilia le persone”, Aisha disse: “Ho sentito il Profeta -pace e benedizione su di lui- dire: «Contro quale di voi [mogli mie] abbaieranno i cani di al-Haw’ab?»”. Az-Zubeir le disse: “Invece continui che, con la tua partecipazione, Allah concilierà i musulmani”», narr. Ahmed, ibn Hibban ed altri.
Era convinta di questo sforzo (ijtihad). Essere causa di riconciliazione dei musulmani è un bene immenso senz’altro, mentre la dispersione è un male.
'Ali (r) era molto preoccupato per la partenza di Talha e az-Zubeir con Aisha (r) per Bassora. Temeva che sarebbero entrati in Medina con un esercito enorme provocando tante vittime in città.
Decise quindi di raggiungerli nella speranza di spegnere la fiamma prima che diventasse un incendio.
Giunse ad un luogo detto Dhu-qaar. Mandò al-Qa’qaa’ ibn ‘Amir (r) e gli disse: «Vai da quei due e invitali alla conciliazione, all’unità e mostra loro quanto è grave la divisione».
Al-Qa’qaa’ (r) partì per Bassora e cominciò da Aisha (r). Entrò da lei e disse: «Oh madre, cosa ti ha portato in questa terra?», rispose: «Figliolo, la conciliazione fra i musulmani», le disse: «Madre, convoca Talha e az-Zubeir e ascolta le mie parole e le loro».
Li convocò e al-Qa’qaa’ disse: «In verità, avevo chiesto alla madre dei credenti: “Cosa ti ha portato in questa terra?”, mi ha risposto: “La conciliazione fra i musulmani”, cosa ne dite voi? siete d’accordo o no?», risposero: «Siamo senz’altro d’accordo».
Allora al-Qa’qaa’ chiese: «Ditemi che conciliazione volete, se è accettabile la facciamo e se non lo è non sarà fatta», risposero: «Il sangue di 'Uthman, se questo caso venisse abbandonato sarebbe l’abbandono del Corano e se venisse risolto sarebbe dar vita al Corano».
Gli assassini di 'Uthman (r) erano di diversi paesi: Bassora, Egitto, beduini e al-Kufa, e di diverse tribù: Mudar, Rabi’ah, Yemen.
Allora al-Qa’qaa’ disse: «Supponiamo che abbiate giustiziato [tutti] gli assassini di 'Uthman, avete già ucciso 600 loro complici a Bassora, ma sapete che 6000 si sono schierati in loro favore? ..»
Il fatto che non ci fosse la sentenza di un tribunale a seguito di un regolare processo, aveva provocato quella reazione.
Al-Qa’qaa’ continuò: « .. e avete inseguito quello che vi è scappato, e come avete visto, 6000 l’hanno protetto!»
Allora Aisha gli chiese: «Cosa proponi?», rispose: «[Intanto] il rimedio in questa situazione è la calma. Quando regnerà la tranquillità, li prenderemo uno per uno ..», poi disse: «.. se ci fate al-bay’ah, sarà un segno di bene, un augurio di misericordia. Finiremo per condannare gli assassini di 'Uthman e la Ummah sarà risparmiata. Se voi rifiutate e vi opponete, sarà un cattivo segno e non riusciremo a processarli. Siate quindi delle chiavi per il bene come prima. Non mi fate subire l’avversione e non la fate subire a voi stessi, che ci distruggerebbe insieme a voi. Giuro con Allah, vi sto parlando di questa faccenda e temo non finirà [come dovrebbe finire] finché Allah prenderà ciò che vuole da questa Ummah .. una Ummah che è diventata poco devota e che ne sta subendo le conseguenze».
Risposero: «Hai ragione e il tuo discorso è profondo. Vai da 'Ali e sappi che se accetterà il tuo parere, stringeremo la conciliazione».
Così al-Qa’qaa’ partì per informare 'Ali del parere di Talha, az-Zubeir e Aisha.
Nel frattempo, partirono delle delegazioni da Bassora per informare 'Ali che la gente voleva la conciliazione e che nessuno pensava al combattimento.
Dopo che al-Qa’qaa’ ebbe parlato con 'Ali dell’accordo, egli spedì due uomini per assicurarsi delle sue parole. I due tornarono e confermarono ad 'Ali (r) che la gente desiderava la conciliazione e che le cose stavano esattamente come detto da al-Qa’qaa’.
'Ali era contento ed era un buon augurio anche per tutta la gente. A quel punto decise di spostarsi da Dhu-qaar a Bassora con l’esercito.
Sia nell’esercito di 'Ali che in quello di Talha (r), az-Zubeir (r) e Aisha (r) tanti erano convinti della conciliazione.
I due eserciti si incontrarono. I combattenti di Mudar si accamparono vicino ai loro compaesani dell’altro esercito, quelli di Rabi’ah vicino ai loro e lo stesso gli yemeniti. Gli uni andavano dagli altri, avanti e indietro, d’accordo sull’armistizio senza alcuna intenzione di combattimento.
'Ali incontrò Talha e az-Zubeir, parlarono di nuovo e si confermarono reciprocamente le parole dei loro messaggeri.
Ognuno mandò la notizia della conciliazione ai comandanti dei due eserciti. Tutti erano soddisfatti e di buon umore.
Prima di ripartire per Medina, 'Ali (r) tenne un discorso dicendo: «Domani ce ne andremo. Chiunque sia stato complice in qualunque modo nell’uccisione di 'Uthman, non venga con noi».
Di notte, la gente era contenta e allegra, invece i cospiratori passarono la peggiore notte in assoluto. La conciliazione non era loro favorevole. Vegliarono tutta la notte per consultarsi, dissero gli uni agli altri: «La gente ha stretto il patto di conciliazione. Sono tutti contro di noi. La conciliazione sarà la causa della nostra rovina».
Così durante la notte pianificarono un piano così diabolico, che nemmeno Iblis …
A notte fonda gli infiltrati fra i Mudar presero ad uccidere i compaesani del loro stesso esercito. Lo stesso fecero quelli di Rabi’ah e gli yemeniti. Questo avvenne in entrambi eserciti.
Fu così che i membri di ognuno dei due eserciti credettero che gli altri avessero violato il patto!
Fu così che si accese il combattimento!
Talha e az-Zubeir cercarono di calmare gli animi per evitare la rovina, ma nessuno dava loro ascolto. Talha urlava dicendo: «Oh gente! .. oh gente!», quando vide che non c’era nulla da fare, perse la speranza: «Uff! Mosche avide e insetti da fuoco!».
Nell’altro esercito, 'Ali chiedeva: «Cosa sta succedendo?», risposero: «Ci hanno attaccato all’improvviso!».
Nel frattempo, Ka’b ibn Soor (r) andò da Aisha (r) e le disse: «Vai a prestare soccorso, non c’è niente da fare, vogliono solo il combattimento!»
Aisha (r) salì nel suo palanchino (al-hawdaj) e arrivò lì vicino, cercò di parlare con la gente, ma nessuno la ascoltava.
A quel punto Ka’b ibn Soor (r) si mise fra i due eserciti con il Corano nella destra: «Oh gente, sono Ka’b ibn Soor, sono il giudice di Bassora. Ecco il Libro di Allah, seguite il Suo comando e la Sua pratica».
I congiurati lo sentirono e temettero che la gente gli desse retta, così lo uccisero con il Corano in mano -che Allah Ta'ala sia immensamente compiaciuto di lui-.
Poi s’indirizzarono verso il cammello di Aisha (r) per ucciderla. Scagliarono delle frecce contro il suo palanchino.
Aisha (r) non aveva mai immaginato che nella comunità di suo marito -pace e benedizione su di lui- qualcuno si accordasse con altri per ucciderla. Uccidere la madre dei credenti, la loro madre! Aisha (r) desiderava solo la conciliazione fra i musulmani.
Allora cominciò (r) ad esortare: «Oh figli miei, Allah! .. Allah! Ricordate Allah .. ricordate il Giorno del Rendiconto», ma nessuno le dava retta!
Così invocò: «Oh Allah, maledici gli assassini di 'Uthman e i loro partigiani», e gli abitanti di Bassora ripeterono: «Oh Allah, maledici gli assassini di 'Uthman e i loro partigiani», finché divenne un coro che 'Ali sentì stando nell’altro esercito.
'Ali chiese: «Di chi è questa voce?», risposero: «Aisha e gli abitanti di Bassora maledicono gli assassini di 'Uthman».
E 'Ali disse: «Anch’io maledico gli assassini di 'Uthman: Oh Allah, maledici gli assassini di 'Uthman e i loro partigiani! che Allah li maledica in pianura e in montagna».
Il combattimento ormai era in corso e molto acceso. La conciliazione dimenticata e nessuno poteva fare niente e agire in altro modo.
Aisha (r) divenne il bersaglio. Il suo palanchino colpito dalle frecce era simile ad un riccio.
L’esercito di Bassora circondava Aisha (r) per proteggerla e il combattimento ai piedi del suo cammello era al culmine.
Chiunque cercava di tenere la briglia del cammello veniva ucciso, un terrificante combattimento per chi cercava di proteggere e riparare la madre dei credenti.
Da lontano 'Ali si accorse che il combattimento non sarebbe terminato poiché la sua causa era lì presente. Era Aisha (r) in mezzo a tutti: quelli la volevano proteggere mentre quegli altri la volevano uccidere. Nessuno voleva fuggire lasciando Aisha (r) da sola.
Allora 'Ali chiamò un gruppo di uomini, fra di loro Muhammad ibn Abu Bakr, fratello di Aisha (r), e ordinò loro di tagliare le zampe del cammello.
Ci riuscirono, il cammello si sedette, e nella mischia il palanchino con Aisha (r) non fu più visibile, così riuscirono a portarla nell’accampamento al sicuro.
Appena Aisha fu in salvo, l’esercito di Bassora si ritirò. 'Ali ordinò di non inseguire chi scappava e di non uccidere i feriti. Il combattimento finalmente si spense.
Fra i primi ad essere uccisi Talha (r), az-Zubeir (r) e un gruppo di uomini devoti.
'Ali (r) volle vedere i caduti. Vide sia Talha (r) che az-Zubeir (r).
Si avvicinò a Talha (r), che aveva il volto a terra, lo girò, con la sua mano gli tolse la terra e [con grande rimpianto] disse: «Magari io fossi morto 20 anni fa!».
Aisha (r) rimpianse il giorno in cui era partita per Bassora, perché tanti caddero per causa sua.
Un giorno incontrando ibn ‘Umar gli disse: «Hai impedito a tua sorella di partire, perché non l’hai ordinato anche a me che sarei rimasta a Mecca?», rispose: «In verità, avevo visto un uomo che ti aveva convinta», parlava di az-Zubeir, suo cognato [marito di sua sorella Asmaa’].
Come abbiamo raccontato, l’intenzione dei Sahaba era solo quella di seminare il bene:
- 'Ali (r) voleva condannare gli assassini quando in città avesse regnato la calma e quindi con il minimo danno possibile.
- Talha (r) e az-Zubeir (r) volevano invece che la legge di Allah venisse applicata senza indugio poiché era già trascorsi 4 mesi senza nessuna reazione.
Traduzione a cura di Islamiqra
Link in arabo: https://www.youtube.com/watch?v=fYusl9PTEFo
Cari fratelli e nobilissime sorelle, facciamo attenzione!!!
Affermazioni come:
- Aisha fu contenta dell’uccisione di 'Uthman!
- Aisha insultava e diffamava 'Ali!
- Talha e az-Zubeir volevano uccidere 'Ali !…
non sono altro che menzogne, sforziamoci di conoscere meglio la nostra storia e non facciamoci trascinare in queste deviazioni. Che Allah Ta'ala ci guidi e ci perdoni.
Ricordiamo che i Sahabah hanno oltrepassato il ponte (as-sirat).
Già 'Uthman (r), 'Ali (r), Talha (r) e az-Zubeir (r) furono fra i dieci destinati al Paradiso secondo le nobili parole del nostro Profeta -pace e benedizione su di lui.
In più tutti i Sahabah sono elogiati in diversi punti del sublime Corano e il Profeta ci ha avvertito di non insultarli o usarli per i nostri fini.
Wa-l-hamdu liAllahi rabbi-l-alamin.
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