giovedì 12 novembre 2015

Il racconto del ragazzino e di coloro che furono gettati nel fuoco


Da Sohayb, il Profeta -pace e benedizione su di lui- disse: «Prima di voi c’era un re e aveva un mago, che quando divenne anziano gli disse: "Ormai sono vecchio e la mia ora sta per arrivare, perciò portami un ragazzino che gli insegnerò la magia".
Glielo mandò e gli insegnava la magia. Andando dal mago, il ragazzino si fermava da un monaco e ascoltava i suoi discorsi che gli piacevano.
Quando arrivava dal mago, quello lo picchiava e gli diceva: "Perché sei in ritardo?" e lo stesso, quando ritornava a casa, lo picchiavano e gli dicevano: "Perché sei in ritardo?"
Andò a lamentarsi dal monaco che gli disse: "Quando il mago vuol picchiarti, digli: ‘Mi trattengono a casa’, e quando ritorni a casa, di’ loro: ‘È il mago che mi trattiene’".
Un giorno, mentre camminava, vide una grande bestia furiosa che non lasciava passare la gente, allora disse: "Oggi saprò se l’impresa del monaco o quella del mago è la più amata da Allah". Prese un sasso e disse: "Oh Allah! se ami e sei più soddisfatto dell’impresa del monaco che di quella del mago, uccidi quest’animale così la gente riesce a attraversare". Lo colpì, lo uccise e la gente passò.
Lo raccontò al monaco che gli disse: "Figliolo! Sei migliore di me, sarai messo alla prova, quando succederà non parlare di me a nessuno".
Il ragazzino guariva il cieco, il lebbroso e tutte le malattie. Il re aveva un amico, colpito da cecità. Sentì del ragazzino e andò da lui con tanti regali. Gli disse: "Fammi guarire e avrai tutto questo", gli rispose: "Non guarisco nessuno, è Allah Ta'ala che guarisce. Se credi in Lui, Lo invocherò per la tua guarigione". Credette e invocò Allah che lo guarì.
Tornato dal re, si sedette nel solito posto, allora il re gli chiese: "Oh tu! Chi ti ha restituito la vista?" Rispose: "Il mio Signore", chiese: "Parli di me?" Rispose: "Il mio Signore e il tuo è Allah", gli chiese: "Ma tu hai un Dio all’infuori di me?" Rispose: "Sì! Il mio Dio e il tuo è Allah".
Allora lo mise sotto tortura finché gli indicò il ragazzino. Lo fece cercare e gli disse: "Figliolo! La tua magia ti permette di guarire il cieco, il lebbroso e altre malattie.", disse: "Io non guarisco nessuno, ma è Allah Ta'ala che guarisce", chiese: "Parli di me?", rispose: "No", chiese: "Ma tu hai un Dio all’infuori di me?" rispose: "Il mio Dio e il tuo è Allah", allora lo torturò finché gli indicò il monaco.
Quando glielo portarono gli disse: "Abbandona la tua religione", ma il monaco rifiutò, così gli fece tagliare la testa e il corpo in due con la sega. Disse al[l’ex] cieco: "Abbandona la tua religione", ma quello rifiutò, così gli fece tagliare la testa e il corpo in due con la sega. Poi al ragazzino: "Abbandona la tua religione", rifiutò anche lui, allora incaricò i suoi uomini di portarlo su una certa montagna: "Quando raggiungerete la cima, ordinategli di abbandonare la sua religione altrimenti buttatelo giù!". Quando arrivarono, [il ragazzino] disse: "Oh Allah! preservami da loro nel modo che vuoi", la montagna sussultò e precipitarono tutti.
Il ragazzino tornò dal re che gli chiese: "Dove sono i tuoi accompagnatori?" Rispose: "Allah Ta'ala mi ha protetto da loro". Di nuovo lo mandò con altri su una nave e disse: "Quando sarete in mezzo al mare, ordinategli di abbandonare la sua religione altrimenti fatelo annegare". Arrivati in mezzo al mare, il ragazzino invocò: "Oh Allah! preservami da loro nel modo che vuoi". Annegarono tutti.
Il ragazzino ritornò dal re che gli chiese: "Dove sono i tuoi accompagnatori?" Rispose: "Allah Ta'ala mi ha protetto da loro", poi disse al re: "In verità non riuscirai ad uccidermi se non farai quello che ti ordino di fare. Se farai quel che ti ordino mi ucciderai, altrimenti non riuscirai a farlo", chiese: "E cosa devo fare?" Rispose: "Raduna la gente in un unico luogo, poi mi crocifiggi ad un tronco, prendi una freccia dalla mia faretra e di’: ‘In nome di Allah, il Dio di questo ragazzino’. Se lo fai, riuscirai ad uccidermi".
Il re lo fece, mise la freccia nell’arco poi la lanciò dicendo: “In nome di Allah, il Dio di questo ragazzino”. Fu colpito alla tempia, vi mise la mano e morì. La gente disse: "Crediamo nel Dio del ragazzino", e al re: "Hai visto? Quello che temevi ecco che, per Allah, è successo; tutta la gente crede [nel Dio del ragazzino]".
Il re ordinò di scavare dei fossati all’incrocio delle strade con dei fuochi e disse: "Chi abbandona la sua religione lasciatelo andare altrimenti gettatelo dentro al fuoco. Allora la gente cadeva nel fuoco. Poi toccò a una donna che allattava il suo piccolo, esitava ma il neonato le disse: "Abbi pazienza mamma, sei sulla [via della] verità"», narr. Ahmed e Muslim.
Così Dhu Nawwas uccise in una mattina ventimila persone. Si salvò solo un uomo (Daws Dhu Tha’laban) che fuggì. Lo inseguirono ma non riuscirono a prenderlo. Andò da Cesare, re del Siam, che scrisse a Negus, re dell’Abissinia, che mandò assieme a lui un esercito di cristiani abissini guidato da Aryat e Abrahah. Salvarono lo Yemen dalle mani degli ebrei.
Dhu Nawwas morì annegato nel mare. Il regno dell’Abissinia rimase nelle mani dei cristiani per altri settanta anni.

Riflessioni dal racconto del ragazzino e di coloro che furono gettati nel fuoco:

1. L’eroe del racconto è un ragazzino. Questo dovrebbe attirare la nostra attenzione sulla cura e sull’interesse verso i nostri bambini. Sono gli uomini di domani, quindi bisogna istruirli man mano che crescono. L’educazione è un’opera di costruzione fino a raggiungere la completezza e la perfezione.
2. Le parole del monaco: «Figliolo! Sei migliore di me ..», una considerazione importante non praticata da secoli: il riconoscimento dell’insegnante che il suo allievo è migliore di lui.
I complimenti dell’insegnante all’allievo contengono due concetti importanti:
a- la modestia dell’insegnante,
b- la società non migliorerà se l’allievo si limita ad imitare il suo insegnante in tutto.
Disse lo studioso Muhammad 'Ali at-Tantawi (rh): «La causa dell’immobilità della scienza è la mancanza di incoraggiamento». E non c’è incoraggiamento migliore dell’elogio dell’insegnante all’allievo e del riconoscimento dei suoi sforzi.
Anche il Profeta -pace e benedizione su di lui- usava incoraggiare. Disse: «Il miglior recitatore è Ubey e il migliore conoscitore della legislazione è Zayd».
Questa utilità è importante in tutti i settori, così l’allievo comincia da dove è arrivato il suo insegnante e contribuisce a costruire la casa dell’Islam.
3. Il ricorso sincero ad Allah Ta'ala, la maniera di invocarLo e la fiducia nell’esaudimento.
Il ragazzino diceva: «Oh Allah! preservami da loro nel modo che vuoi», fiducia assoluta senza chiedere il modo e lo strumento della salvezza.
Strumento e modalità di salvezza non come l’uomo pianifica, ma come Allah Ta'ala desidera. All’uomo tocca solo la buona opinione su Allah e la fiducia nei Suoi strumenti.
4. L’insistenza nel divulgare la religione di Allah Ta'ala. Quando si salvò il ragazzino ritornò dal re la prima volta, la seconda .. senza cercare di sfuggirgli.
Ogni volta ritornò dal re oppressore, perché sentiva la responsabilità di trasmettere il messaggio divino e doveva portarla a termine. Ritornò una volta dopo l’altra per insegnarci una straordinaria lezione, quella della perseveranza nella da’wah, nel mostrare la verità e sfidare la falsità.
5. È importante che tutti professino il principio sano. Il ragazzino chiese al re di radunare la gente in un unico luogo.
Quando prevale la religione sana e la gente la professa, nulla può distruggerla.
Infatti l’Islam fu professato da tutti, non solo dagli intellettuali ma da chiunque, in casa e nella propria condotta.
6. Il vero significato del trionfo. Il ragazzino -migliore di tanti uomini della nostra comunità- ci mostra che il trionfo non è personale ma è il trionfo della religione. Infatti il ragazzino mostrò al re come ucciderlo.
7. La saldezza nella verità quando la religione prevale. La mostrò il neonato che disse a sua madre: «Abbi pazienza mamma, sei sulla [via della] verità».
La qualità della saldezza nei principi è una delle più importanti che ogni musulmano deve avere soprattutto in un’epoca in cui l’uomo, con facilità, svende la sua religione per un interesse materiale.
Il Profeta -pace e benedizione su di lui- disse: «.. al mattino l’uomo è credente ma poi la sera diventa miscredente, e alla sera è credente ma poi al mattino diventa miscredente. Svende la sua religione per un interesse mondano».


Traduzione a cura di Islamiqra

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